La Casina Deliceto Residenza rurale 1865

DELICETO
Per chi dalla piana del Tavoliere voglia salire ad esplorare i caratteristici paesini dei Monti dauni, trova  tra i primi Deliceto, mt. circa 600 di altezza e di aria buona, un cocuzzolo  al centro di una corona montuosa di boschi, un paesino di poco meno di 4.000 abitanti, di vita slow, di relazioni umane che solo i piccoli paesi riescono ancora a conservare, carico di oltre un millennio di storia. Si impone da lontano e si ingrandisce, man mano che ci si avvicina percorrendo la comoda strada, con il suo maestoso ed arcigno castello sorto in epoca normanna che domina le piccole case del centro storico digradanti a valle, a proteggerle ed a sorvegliarle, con i suoi vicoletti stretti, ma non soffocanti, le piazzette, le scalinatelle, le facciate in pietra. E’  monumento nazionale, quello più importante, e conserva intera la fisionomia medievale, con le sue torri, i suoi camminamenti, i suoi numerosi vani, sotterranei, prigione, scuderia, tutti visitabili,  tutti fruibili; è un maniero  severo senza nessuna concessione al superfluo, vero impianto da guerra che le modifiche e gli adattamenti inevitabili, avvenuti nel corso dei secoli, non hanno alterato. Qui è l’idea del Medioevo. Un castello importante, come importanti sono stati i suoi “Illustrissimi possessori” : fu baronia con i Di Sangro e gli Acciauoli, marchesato con i Piccolomini di Siena, che la guerra angioino-aragonese della metà del 1400 aveva portato da queste parti: il primo marchese, il condottiero Antonio Piccolomini, fu personaggio di rilievo,  genero del re Ferrante d’Aragona, nipote del papa Pio II Piccolomini e fratello del papa  Pio III Piccolomini.
Scendendo per le stradette del borgo medievale, si è  in  Piazza, la strada principale, con gli edifici più importanti,  il Comune, le chiese. Prima, la chiesa madre, la Collegiata, progettata dall’architetto milanese Carlo Piazzoli, ampia, luminosa, travagliata nella sua ricostruzione, barocca fuori, neoclassica all’interno, con quadri e statue secenteschi, una madonna lignea quattrocentesca; le ”selle” per i canonici defunti, le reliquie di S. Pio donate dall’Ordine dei frati francescani perché delicetano è stato il vice postulatore della sua causa di beatificazione, fra Gerardo Di Flumeri. Poi  la chiesa secentesca di S. Anna e Morti con piccolo ma interessate museo ed ancora altre reliquie di S. Pio, incastonate in una  moderna e suggestiva scultura bronzea del maestro Baldessarri; l’antica chiesa dell’Annunziata, già cappella di un conventino dei Benedettini di Montevergine ,che conserva una navata medievale. E a 5 chilometri,  incastonato nel verde della montagna boscosa di Valle in Vincolis, un convento imponente anche esso, di impianto quattrocentesco, dedicato a   S. Maria della Consolazione, Virgo lactans, la vergine che allatta, riprodotta in una tela  della stessa epoca. Fu inizialmente conventino agostiniano , con il beato Felice da Corsano, fondatore della Congregazione Pugliese o Dulcetana, di cui la leggenda si è impossessata, con la sua grotta, l’angelo che lo visitava, il corvo che gli portava una pagnotta di pane. Divenne nel 1700 casa redentorista per opera di S. Alfonso de’ Liguori in persona che qui soggiornò, scrisse alcuni suoi componimenti, lavorò alla sua Teologia Morale e – come da tradizione consolidata – qui  avrebbe concepito e scritto l’inno natalizio “Tu scendi dalle stelle”. Fu seguito  da tanti  altri santi e dotti, da S. Gerardo Maiella al Di Meo, celebre autore degli Annali del Regno di Napoli;  tanto da affermarsi come uno dei monasteri più  importanti dell’Italia meridionale. Oggi l’afflusso di pellegrini continua, accolti dal nuovo ordine dell’Oasi della Pace.
Il circostante bosco offre la possibilità di immergersi nel verde per rivivere la suggestiva atmosfera di un tempo, o anche solo per fare  una salutare passeggiata fra le querce, alla ricerca di qualche pianta particolare.
Altri boschi,  attrezzati con area pic-nic e masserie didattiche per gli amanti della natura sono nelle vicinanze del paese
Per chi invece è più attratto dal movimento,  vi è la parte nuova, con tanti negozi di ogni genere,  pub, ristoranti, B & B; movida di giovani fino a tardi; e magari si incappa in una mostra, o in uno spettacolo teatrale o di folk, o in un concerto con l’organo a canne  di Antonio Rossi del 1775, Regiae cappellae suae maiestatis organarius, organaro  della regia cappella di Sua Maestà, perfettamente restaurato per iniziativa di cittadini appassionati, e  orgogliosamente custodito nella secentesca chiesa di S. Antonio, annessa all’ex convento dei Minori Osservanti. Edificio anche questo  ampio e importante, che si spera possa essere presto aperto al pubblico e costituire così un ulteriore motivo di interesse.
Insomma, a Deliceto vale la pena di fare una bella visita

Mattia  Iossa